Chi non ha mai sentito parlare di tarocchi alzi la mano. Non c’è bisogno di credere nella capacità di queste carte per parlarne, perché le loro origini sono molto antiche tanto che rimane tuttora piuttosto incerta. Certo nessuna validità scientifica può essere attribuita a questa metodologia. Ma non per questo è vietato conoscerne la storia. Si sa che queste carte da gioco arrivarono in Europa nella seconda metà del XIV secolo probabilmente attraverso i contatti con i Mamelucchi egiziani. I Tarocchi comparvero nell’Italia del nord nella prima metà del XV secolo e i centri più probabili di origine sembrano essere state Milano, Ferrara e Bologna
Il più antico riferimento a un mazzo di tarocchi è del 1440 successive citazioni relative all’acquisto di mazzi di tarocchi compaiono nei registri della corte estense di Ferrara nel 1442, 1452, 1454 e 1461
Un’importante riferimento alle carte dei tarocchi compare nel sermone De Ludo, scritto da un monaco domenicano, che si scaglia contro i giochi d’azzardo definendoli strumento del diavolo. La motivazione del sermone è di oggetto morale (il tempo perso per i giochi e i soldi spesi nelle scommesse) e non riguarda un uso occulto dei tarocchi. I riferimenti ai tarocchi (e altri giochi di carte) come piaga sociale continuano per tutti i secoli XVI e XVII, ma non vi sono indicazioni che le carte fossero usate per qualcosa di diverso dal gioco, al di fuori di Bologna. Come nota Dummett “…fu solo negli anni 1780, quando la pratica di predire il destino con le normali carte da gioco era già ben consolidata da almeno due decenni, che qualcuno iniziò ad usare il mazzo di tarocchi per la cartomanzia.”
La credenza nel significato divinatorio delle carte è strettamente associata alla credenza nelle loro proprietà occulte: una credenza comune nel XVIII secolo propagata da eminenti ecclesiastici protestanti e massoni. Fra loro Court de Gébelin che fu il primo ad attribuire un significato esoterico ai tarocchi, che dal loro umile utilizzo come strumento di profezia in Francia, i tarocchi finirono per diventare una cosa pregna di proprietà ermeneutiche, magiche, mistiche, e persino psicologiche.
Come altri metodi di divinazione la lettura dei tarocchi cerca di attingere all’ipotetica “conoscenza assoluta dell’inconscio”, sono uno strumento per l’analisi archetipica, e infine uno strumento per facilitare il processo junghiano di individuazione.
A Bologna è stato documentato un primo uso dei tarocchi come strumento per la cartomanzia risalente al XVII secolo. Questo però, pur essendo durato perlomeno fino al XIX secolo, senza diffondersi in altre regioni e rimase un passatempo casalingo piuttosto che essere uno strumento di cartomanti professionisti.